15/04/2010
Afghanistan: la questione delle accuse contro Emergency - di Bijan Zarmandili
Mangal, il governatore di Helmand, vede in Gino Strada il nemico da abbattere. Sorprende l'illogicità di volersi sbarazzare di una organizzazione umanitaria. Questo ed altri sintomi di un conflitto senza sbocchi.
Sorprende intanto l'illogicità di volersi sbarazzare di una organizzazione umanitaria, che nel corso degli anni ha salvato la vita a migliaia e migliaia di persone, mentre in Afghanistan, a testimonianza degli stessi principali protagonisti, la Nato, l'Isaf e il governo di Karzai, c'è da combattere ben altri mali, dal gigantesco traffico degli stupefacenti alla corruzione, dal malgoverno al terrorismo. Ed è ancora più sorprendente che gli alti esponenti del governo di Roma, invece di dar retta perlomeno ai "servizi" italiani, che nell'operazione anti-Emergency sentono puzza di bruciato, uniscano la loro voce a quella degli avversari dell'organizzazione umanitaria italiana, enfatizzando sospetti e ingigantendo accuse ancora da verificare.
Certo, Emergency e il suo fondatore Gino Strada non amano la guerra, la criticano e la ripudiano, ma da qui a volerli cacciare dall'Afghanistan come fossero l'unico impedimento alla pacificazione, da qui a vedere in Gino Strada e nei suoi collaboratori persone colluse con i Talibani e persino la mente dei futuri attentati, il cammino è davvero lungo, se non impraticabile.
Ma, come dicevamo, anche questo è il sintomo di un conflitto senza sbocchi. E ancora più precisamente, indica lo scollamento di una strategia che non riesce a coordinare i suoi atti e comportamenti. L' America invia altri 30 mila soldati, ma intende uscire dall'Afghanistan entro il luglio del prossimo anno, anche se è consapevole che ciò non sarà possibile. Il presidente afgano Hamid Karzai critica la Nato e tratta sottobanco con i taliban nella speranza di uscire indenne dalla progressiva avanzata dei ribelli e gli alleati degli Stati Uniti, Italia compresa, continuano a far finta di contribuire alla "ricostruzione" dell'Afghanistan, mentre sono coinvolti in una guerra senza fine e senza strategia.
In questo caos, a prevalere è invece la vendetta di uno oscuro burocrate afgano, Mangal, il governatore di Helmand, che vede in Gino Strada il nemico da abbattere e trova in Karzai, forse nel vertice della Nato, sicuramente qualcuno che in Italia vede il pacifismo come una "vergogna", alleati fidati per distogliere l'attenzione dalla vera tragedia afgana.
(Bijan Zarmandili, corrispondente di Limes dall'Iran)
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